mercoledì 30 ottobre 2013

La dolce catastrofe voluta

La prevalenza del diabete di tipo 1 e 2 è in costante aumento, con una stima mondiale prevista di 360 milioni di persone entro il 2030.
Solo negli USA, quasi 20 milioni di persone sono affette dal diabete. Nel periodo 2005-2008, i soggetti affetti da uno stato di pre-diabete rappresentavano il 35% degli adulti, con un età compresa tra i 20 ed i 65 anni, mentre oltre i 65 anni gli adulti affetti da pre-diabete erano il 50% in più, il che significa che quasi 79 milioni di statunitensi adulti corrono il rischio sostanziale di sviluppare il diabete. ( Fonte: NIH ).
Non va molto meglio la situazione in Europa e nel resto del modo.
Il diabete è una condizione grave ed è’ la principale causa di insufficienza renale e di nuovi casi di cecità tra gli adulti negli USA. E’ anche una delle principali cause di malattie cardiache e ictus, rappresentando la settima causa di morte in America .
I trattamenti standard della medicina ufficiale per il diabete includono farmaci ed insulina. I farmaci, anche se sono utili per mantenere stabili i livelli di zucchero nel sangue possono portare a gravi effetti collaterali, tra cui insufficienza epatica , eventi ipoglicemici e problemi cardiaci.
Per tali ragioni un gruppo di ricercatori in India ha cercato di studiare delle terapie aggiuntive per il trattamento del diabete. Con quasi 41 milioni di diabetici, l’India ha la più grande popolazione di diabetici nel mondo, il che significa che un segmento significativo della popolazione corre non solo i rischi per la salute causati dalla malattia, ma anche gli effetti collaterali dei trattamenti farmaceutici .
Sebbene la resistenza all’insulina è il meccanismo di base dietro il diabete mellito, c’è un collegamento diretto tra lo stress ossidativo e la resistenza all’insulina. La teoria alla base di questo studio è stata quella di verificare se con la riduzione dello stress ossidativo, il principale meccanismo dietro la malattia, i livelli di zucchero nel sangue potevano essere normalizzati.
Per completare lo studio, un gruppo di 104 pazienti diabetici è stato randomizzato e poi equamente diviso in quattro gruppi. Al primo gruppo è stato somministrato dell’acido alfa lipoico (ALA),  al secondo gruppo acidi grassi omega, al terzo gruppo è stata data della vitamina E ed il quarto gruppo ha ricevuto soltanto un placebo. Dopo 90 giorni, sono stati eseguiti gli esami del sangue e confrontati con i precedenti prima di iniziare lo studio.
I ricercatori hanno trovato che tutti gli antiossidanti utilizzati nello studio hanno provocato l’abbassamento della glicemia senza che ci sono stati effetti collaterali negativi. Gli autori hanno concluso che la vitamina E è stata la più efficace, ma la cosa più importante dal momento che gli antiossidanti differivano nei loro effetti sui parametri della sensibilità all’insulina è che la combinazione di queste sostanze potrebbe rivelarsi come una soluzione interessante in pazienti con diabete di tipo 2.
Abbiamo già precedentemente parlato in un altro post di quanto possono rivelarsi pericolose le farine sbiancate con presenza in tracce di allossano nel provocare il diabete e di quanto sia utile e di fondamentale importanza uno stile di vita sano, dove gli alimenti devono essere più possibile genuini, a km zero e biologici.
Per quanto tempo ancora mangeremo le nostre sante fette biscottate con la marmellata e per quanto tempo ancora daremo ai nostri figli le brioche a colazione?http://www.naturbene.it/

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