Prima cosa, siamo esseri fruttariani per 100 e passa motivi precisi ed inequivocabili. E quindi siamo disegnati per un apporto proteico minimo, che corrisponde poi a quello che sta contenuto nella frutta e nelle verdure crude, che oscilla sempre sul 4-5%. Il bello è che, anche quelle poche proteine richieste, non devono arrivare per forza dalle proteine. Perché carne non fa carne, latte non fa latte. Basta guardare dove la mucca cerca il latte, e dove il possente toro cerca lo sperma (nel verde ciuffo d’erba).
Controprove a tutto campo
La controprova arriva non solo dal fatto che ci manca nello stomaco l’acido cloridrico concentrato per disgregare il guscio proteico e trasformare le proteine in assimilabili aminoacidi (gli animali onnivori hanno 10 volte più acido cloridrico di noi).
La controprova arriva non solo dal fatto che abbiamo un lungo, spugnoso e complesso intestino, inadatto alle proteine e ideale per i carboidrati vivi, per i fitonutrienti e per le cellulosa delle verdure.
La controprova arriva anche dallo stesso latte di donna, trasparente e leggero, basso-lipidico e basso-proteico, avente formula quasi identica al succo d’uva e al succo di frutta in genere.
Perdita proteica giornaliera non superiore ai 25 grammi
Seconda cosa, una persona che si alimenta correttamente possiede un attivo riciclaggio in zona colon dove, nel suo caso, le operazioni di ricambio e di riciclaggio si sveltiscono grazie ai tanti batteri aerobici e ai pochi batteri anaerobici (colibatteri), per cui, nei materiali fecali in uscita, si perdono in media 25 grammi di proteine al giorno.
Oltre i 30-35 grammi si va in zona acidificazione
Terza cosa, si è appreso che dai 30-35 grammi di proteine in avanti, si entra nel territorio insidioso e proibito dell’acidificazione del sangue. L’acidificazione, nota bene, è il peggiore insulto che l’uomo possa fare contro se stesso, al pari della leucocitosi.
La quota ideale di apporto proteico rimane quella in auge nella ANHS da oltre 100 anni
Quarta cosa, una qualsiasi dieta vegana, anche casuale e disordinata, o volutamente precaria, ma saziante, soddisfa in pieno il fabbisogno proteico che l’igienismo dichiara da sempre tra gli 11 e i 25 grammi al giorno (11 per l’infante in crescita, 25 per l’adulto in mantenimento).
Tanto per capirci, persino una dieta a base di pesche, anguria e radicchio, più alcune mandorle, coprirebbe ampiamente il fabbisogno richiesto.
Impossibilità di disegnare persino a tavolino una dieta carente in proteine.
Questo dimostra l’infinita malafede della FDA, della NDC e della OMS.
Quinta cosa, la carenza proteica è praticamente impossibile da raggiungere in qualsiasi dieta saziante vegana, vegetariana, onnivora o carnivora. Hanno provato a crearla a tavolino con 100 e più combinazioni minime diverse, senza mai riuscirci.
Basta soddisfare i morsi della fame e, con qualsiasi tipo di dieta, la carenza proteica non subentra, mentre il rischio esiste sempre per le carenze vitaminiche, minerali, enzimatiche ed ormonali.
La carenza proteica si può verificare solo in concomitanza con una grave carenza calorica.
La mediocrità e l’incompetena del nutrizionismo medico mondiale
Sesta e ultima cosa, le tabelle buffonesche e le piramidi alimentari demenziali della FDA, adottate con allegra e irresponsabile disinvoltura dal mondo colonizzato, dagli ospedali colonizzati, dalle Usl colonizzate, dalle scuole colonizzate e dai ministeri colonizzati, sono prova storica e concreta dell’ignoranza e dell’incompetenza della nutrizione mondiale.
- Valdo Vaccaro -
Foonte: http://
Nessun commento:
Posta un commento