sabato 14 dicembre 2013

I semi della salute: sesamo, lino, girasole e zucca

Forse non tutti sanno che esistono alcuni semi dalle proprietà e caratteristiche eccezionali che andrebbero inseriti quotidianamente nella nostra dieta. Difficile trovarli nei supermercati tradizionali, si vendono invece in tutti i negozi di alimenti naturali e biologici. E' possibile consumarli in tantissimi modi: all’interno di insalate, cereali e pasta, nello yogurt o anche da soli come snack di metà mattina o pomeriggio. Sono degli ottimi integratori naturali adatti a tutti ma, data la grande ricchezza nutritiva, sono particolarmente consigliati a chi segue un’alimentazione vegetariana. Importante è però non eccedere nelle quantità, conservarli in luoghi asciutti e fare molta attenzione alla data di scadenza.Avete bisogno di fare scorta di fibre e proteine? Ecco a voi 4 tipologie di semi commestibili che non possono mancare nella vostra dispensa:


Semi di sesamo 

I semi di sesamo sono tra i più saporiti e ricchi di proprietà. Nutrienti, facilmente digeribili, forniscono tante sostanze utili al nostro corpo: ferro, fosforo, magnesio, silicio, acidi grassi essenziali, lecitina ma soprattutto calcio. Proprio per questo dovrebbero essere inseriti nell’alimentazione di tutte le persone a rischio osteoporosi e nelle donne in gravidanza. Questi piccoli semini sono ottimi anche in caso di convalescenza dato che rafforzano il sistema immunitario e contribuiscono ad una giusta stimolazione del sistema nervoso. I semi di sesamo si possono utilizzare crudi o leggermente tostati. Se volete ridurre il consumo di sale potete condire i vostri cibi con il Gomasio, un preparato giapponese a base di semi di sesamo tostati e sale marino (solo 7 grammi di sale per 100 grammi di prodotto). Se invece avete bisogno di un po’ di dolcezza non c’è nulla di meglio che sgranocchiare i sesamini, piccoli snack facilissimi da preparare anche a casa. Questa è la ricetta che utilizzo io: http://www.veganblog.it/2012/01/14/sesamini-croccanti/

Semi di lino

A proposito di questi semi Gandhi disseOvunque i semi di lino divengano un cibo comune tra la gente, lì ci sarà una salute migliore”. E’ facile intuire quindi quanto preziosi siano questi piccoli semi a livello nutrizionale, forniscono infatti Omega 3 e sostanze anticancerogene come i lignani. Sono particolarmente consigliati a chi soffre di colite o intestino pigro grazie alle mucillagini e le fibre che contengono, utilissime per ripristinare le normali funzioni intestinali. E’ preferibile assumerli tritati per far sì che l’organismo li assorba meglio, hanno infatti un rivestimento duro altrimenti di difficile assimilazione da parte del sistema digerente. Per problemi intestinali è possibile prendere un cucchiaino di semi di lino al giorno a stomaco vuoto. E' importante però bere moltissima acqua dato che questi semi assorbono liquidi fino a 6 volte il loro peso. I vegani possono utilizzare i semi di lino per le loro preparazioni culinarie al posto di un uovo, basta triturarli e unirli a un po' d'acqua.

Semi di girasole

Questi semi, ottimi da sgranocchiare, sono particolarmente ricchi di vitamine del gruppo B ma anche di vitamina A, D, E e PP, oltre che di acidi grassi essenziali, minerali (ferro, magnesio, potassio, calcio) e oligoelementi (zinco, rame, manganese e cobalto). Contengono inoltre proteine e carboidrati, sono quindi perfetti per fornire energia e contrastare la stanchezza. Da questi semi si estrae un olio (quello spremuto a freddo, mi raccomando!) ottimo per essere consumato a crudo, un prezioso alleato per evitare l’insorgere di problemi a livello cardiovascolare. Da evitare invece il suo utilizzo in cucina, dato che ad alte temperature sprigiona i tanto temuti radicali liberi.



Semi di zucca 

più proteine e di un uguale quantitativo di vitamine e oligoelementi, nello specifico sono ricchi di Vitamina E, magnesio, sodio, zinco, selenio e acido linoelico. Il consumo di questi semi è particolarmente consigliato agli uomini dato che aiuta a tenere in buone condizioni il tono muscolare della vescica e a prevenire i fastidiosi disturbi alla prostata. Inoltre i semi di zucca contribuiscono a ridurre il fenomeno tipicamente maschile dellacaduta dei capelli. Già nell’antichità erano poi usati come rimedio contro i vermi dato che contengono cucurbitina, una sostanza che aiuta a staccare i parassiti dalle pareti dell’intestino.

Io adoro questi semi e li aggiungo a tanti piatti, soprattutto alle verdure, basta una manciatina per avere tanti benefici!

Francesca

Importanza della disintossificazione

Il significato della parola antiossidante é inibitore e riduttore dell'ossidazione. In questi casi stiamo parlando di un composto chimico/una formula chimica  che protegge il nostro organismo dagli effetti nocivi dei radicali liberi. Gli antiossidanti possono essere suddivisi in due gruppi principali: il primo gruppo comprende gli enzimi prodotti dall'organismo, i cosiddetti coenzimi, mentre il secondo gruppo comprende  le sostanze introdotte nel nostro organismo attraverso l‘alimentazione come la vitamina A, C, E il selenio. Assumendo prodotti che contengono antiossidanti aiutiamo il nostro organismo a combattere i radicali liberi che possono svilupparsi in diversi modi, ad esempio per effetto del fumo di tabacco, dell'alcool,dei grassi saturi, del sole o a causa di acqua o aria inquinate. Anche il consumo regolare di grandi quantità di alcol, il fumo e processi infiammatori cronici in corso nel nostro corpo possono contribuire alla formazione dei radicali liberi

domenica 8 dicembre 2013

Disintossicazione con la terapia Gerson



La Terapia Gerson è un programma alimentare per la cura del cancro e di altre patologie croniche suddiviso in tre componenti:

1. inondare l'organismo di nutrienti benefici, soprattutto provenienti da vegetali coltivati con agricoltura biologica (soprattutto con succhi vegetali da assumere in abbondanza)

2. eliminare i prodotti tossici formati con l'attività metabolica

3. integrare la dieta con nutrienti specifici

La disintossicazione è stimolata con enteroclismi a base di caffè, per facilitare la rimozione dei prodotti tossici rilasciati nella circolazione e che il fegato non riesce a demolire.

L'assunzione di caffeina per via rettale infatti stimola le funzioni epatiche, aumenta il flusso della bile e favorisce l'apertura delle vie biliari.

Inoltre per favorire la disintossicazione e integrare la dieta, la terapia prevede l'assunzione di integratori per via orale (o eventualmente rettale in casi gravi).

Ma vediamo quello che Gerson raccontava della sua terapia: "La terapia alimentare, da anni conosciuta con il nome di Dieta Gerson fu originariamente concepita per curare i forti attacchi di emicrania a cui ero soggetto. In seguito diede ottimi risultati anche su pazienti affetti da disturbi allergici come l'asma e da patologie dell'apparato intestinale, del fegato e del pancreas. [...] Inoltre si registrarono risultati eccellenti nella cura di molte malattie croniche come artriti, cardiopatie, sinusiti croniche, ulcere croniche, compresa la colite, l'ipertensione, la psoriasi, la sclerosi multipla e altre ancora..."
Guarire con il Metodo Gerson + DVD:http://www.macrolibrarsi.it/libri/__guarire-con-il-metodo-gerson.php?pn=3930

Fonte:http://www.100salute.it/

sabato 7 dicembre 2013

Perchè i pasti di frutta non fanno ingrassare

Se fosse la frutta a fare ingrassare, non si spiegherebbe come mai l’americano medio in sovrappeso mangi meno di una porzione di frutta al giorno.
Allo stesso tempo, se così tante donne sono convinte che la frutta faccia ingrassare, qualcosa di vero in questo mito ci dovrà pur essere.
La frutta in effetti può fare ingrassare, ma c’è un SE grande come una casa dopo questa frase, e scoprirete presto quale…
Ma prima, due chiarimenti…
Per FRUTTA in questo articolo si intende la frutta fresca.
Non parliamo di succhi di frutta zuccherati, di frutta secca come noci e nocciole, di frutta disidratata come albicocche e fichi secchi o di frutta grassa come cocco e avocado.
Per INGRASSARE non s’intende ritrovarsi la sera con la pancia gonfia dopo una mega-macedonia,  o mettere su un chiletto dopo un mese per una persona che pesava 40kg o neppure quella ritenzione idrica che ad alcuni capita di provare nei primi tempi, mentre il corpo trattiene l’acqua della frutta per fare le pulizie di Pasqua in un corpo intossicato.
Qui parliamo di come sia praticamente impossibile ingrassare e  aumentare di peso di 5, 10, 15 chili nel giro di 6 mesi o 1 anno, abbuffandosi di frutta fresca e seguendo per il resto una dieta vegana povera di grassi (<10% del totale calorico).
Qui si parla dell’ impossibilità di metter su ciccia, grasso corporeo, grasso intracellulare, adipe,  di doversi rifare il guardaroba perché non ci si entra più.  La frutta non fa ingrassare in questo modo. Ora vediamo perché…
1.   LA FRUTTA CONTIENE POCHISSIMI GRASSI
- 100 g di olio d’oliva = 100  g di grassi
- 100 g di banane mature = 0 g di grassi
- 100 g di yoghurt magro alla vaniglia = 1 g di grassi
- 100 g di Parmigiano = 25g di grassi
- 100 g di tonno in scatola sott’olio = 8 g di grassi
- 100 g di petto di pollo arrosto = 4 g di grassi
- 100 g di datteri freschi Deglet = 0 g di grassi
- 100 g di mozzarella = 22 g di grassi
La frutta contiene pochissimi grassi veri e propri. Solo alcuni frutti ne contengono molti di più. Parliamo principalmente di avocado e cocco.
Per il resto, la frutta fresca ne contiene in quantità minuscole.
Si sa però che i carboidrati in eccesso si trasformano in grassi. E in effetti la frutta contiene moltissimi carboidrati. Ma siamo sicuri che si trasformino tutti in grassi?  Prima di tutto, devono essere appunto “in eccesso”.
Vedremo nel secondo punto che è quasi impossibile mangiare frutta in eccesso.  E anche se ne mangiaste in eccesso, vedremo che non è proprio così automatico che il corpo trasformi tutti gli zuccheri in eccesso in grassi.
Delle 100 calorie extra di grassi invece, il corpo immagazzina praticamente tutto come… ciccia!    Sono i grassi insomma che fanno inGRASSare. Elementare Watson. E stiamo tutti mangiando troppi grassi, molti più di quelli che crediamo, come spiegato nella Dieta di Eva.
Se volete eliminare i grassi che si trasformano in “ciccia”, e allo stesso tempo non morire di fame per la voglia di zuccheri (come succede quasi sempre con le diete ipocaloriche o ricche di proteine),  partite dall’eliminare i prodotti che veramente contengono molti grassi insomma, non certo la frutta.
2.   ABBUFFARSI DI FRUTTA FINO A SUPERARE IL PROPRIO FABBISOGNO CALORICO E’ FISICAMENTE IMPOSSIBILE
La sensazione di sazietà è regolata da un meccanismo ben preciso.
Sarebbe bello fosse calibrato sulle calorie, ma non lo è.
Se lo fosse, dopo le 560 calorie di un BigMac da McDonald  ci sentiremmo sazi e felici, e invece dopo tre bocconcini è già finito e ci si ordina quasi sempre insieme dell’altro.
La sazietà viene regolata con altri meccanismi molto più antichi, che non avevano preso in considerazione l’avvento dei fast-food e del cibo in scatola ad alta densità calorica…
Mentre con 6 bocconi e in pochi minuti anche un bambino riesce ad ingurgitare 2 Cheeseburger, due pacchetti di patatine fritte medie, un bicchierone di Cola e pure una torta di mele per un totale di circa 2.000 calorie in un quarto d’ora (http://calorielab.com/restaurants/mcdonalds/1), ci vorrebbero 20 banane per andare a pari e nessun bambino ci riuscirebbe.
Probabilmente anche la maggior parte degli adulti starà pensando sia impossibile mandar giù 20 banane in un pasto solo.
Non è impossibile  (chiedete pure ai fruttariani più incalliti) ma sta di fatto che è raro che si riesca a contenere così tanta frutta in un pasto solo.
Ed è proprio questo il punto. Anche se lo stomaco di un fruttariano impara presto a tornare elastico come natura l’ha fatto, c’è un limite molto “umano” alla quantità di frutta che si possa mangiare prima che il corpo alzi bandiera bianca.
Non solo, ma come abbiamo visto le banane non contengono neppure la metà dei grassi di carne o formaggi.
Oltre a superare facilmente le calorie che vi servono per un pranzo, con il pasto indicato sopra in un tipico fast-food, sareste già a ben 75 grammi di grassi !
(http://nutrition.mcdonalds.com/getnutrition/nutritionfacts.pdf)
Con 20 banane, ammesso che lo stomaco non vi abbia fermato prima, sareste comunque solo a  7 g di grassi.
Una bella differenza.

fonte: http://www.bioveganblog.it/

giovedì 5 dicembre 2013

PERCHE' LA FARINA 00 E' DANNOSA PER LA SALUTE

Questa farina – diffusissima nei supermercati e comunemente usata negli impieghi casalinghi - si ottiene attraverso la macinazione industriale del chicco di grano, che comporta l'eliminazione del germe (ovvero il cuore nutritivo del chicco, che contiene aminoacidi, acidi grassi, sali minerali, vitamine del gruppo B e vitamine E) e della crusca (la parte più esterna, particolarmente ricca di fibre). 
Tutto questo porta a un impoverimento della materia prima: da questa macinazione si ottiene infatti una farina raffinata, che si mantiene a lungo, ma risulta terribilmente depauperata e ricchissima di zuccheri.

Abbiamo chiesto al professor Franco Berrino, ex direttore del Dipartimento di Medicina Predittiva e per la Prevenzione dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e consulente della Direzione scientifica, quali sono gli effetti negativi dell'uso abituale di questo tipo di farina.

"La farina 00 - come tutti i prodotti raffinati – provoca un aumento della glicemia e il conseguente incremento dell'insulina, fenomeno che nel tempo porta ad un maggior accumulo di grassi depositati.
Tutto questo si traduce quindi con un indebolimento dell'organismo, sempre più soggetto a malattie di ogni tipo, tumori inclusi".
.
E per i fissati della manitoba?
"Essendo ricca di glutine – ha continuato il professor Berrino – la manitoba permette di ottenere pani e dolci più soffici e vaporosi, ma poiché anche questa è una farina raffinata comporta gli stessi rischi della 00 e va usata con moderazione".

Insomma, il suggerimento è consumare queste farine il meno possibile. Proprio come tutti i prodotti raffinati, zucchero bianco incluso!
Attenzione poi al pane integrale, o pseudo tale!

La maggior parte dei pani denominati integrali (specie quelli acquistati al supermercato) sono composti da farina 0, cui viene aggiunto un derivato della crusca, anche questa privata delle sue sostanze più preziose e finemente rimacinata.
In breve, uno scarto raffinato di lavorazione industriale, che diventa doppiamente nocivo per l'organismo umano.

Ma come possiamo riconoscerlo?
Il pane integrale vero ha un colore scuro omogeneo (oltre che un sapore completamente diverso), mentre quello ottenuto da farina e crusca raffinate è sostanzialmente bianco (dato dalla 0 o 00), con puntini scuri dati dalla crusca.

da Greenme.it

mercoledì 4 dicembre 2013

Alimenti anticancro: le carote

Lo sapevate che le carote sono tra i migliori cibi anticancro? L'alimentazione come sosteniamo da tempo è un arma fondamentale nella lotta contro il cancro e uno dei modi migliori per prevenire il cancro è aggiungere le carote alla tua dieta.

Ricche di potenti antiossidanti e vitamine, aiutano drasticamente ad eliminare le insidiose cellule cancerogene nel nostro corpo.  Uno dei principi naturali più attivi contenuti nelle carote è il betacarotene. Il betacarotene si trova negli ortaggi a foglia dal colore scuro e svolge una potente funzione antiossidante che permette la tutela del corpo da diversi tipi di cancro, tra cui: cancro ai polmoni, al seno, alla prostata, alla vescica e differenti tipi di cancro orali che influenzano aree come la bocca e la gola.
Carote cibo anti cancro e tumore ai polmoni
Consumare più carote per avere polmoni privi di cancro. Siate sicuri di selezionare carote con un colore scuro e profondo perché contenenti grandi quantità di beta carotene. Uno studio recente durato dodici anni su 3000 uomini in Svizzera ha evidenziato come quegliuomini con un basso contenuto di carotene e vitamina A nel sangue fossero più inclini ad ammalarsi di diversi tipi di cancro, specialmente il cancro ai polmoni.  Le proprietà anticancerogene possono essere accreditate al betacarotene per via della sua potente capacità antiossidante e il rinforzo fornito al sistema immunitario. Entrambe capacità che aiutano enormemente la lotta contro il cancro. Molti studi suggeriscono che mangiare perfino una sola carota al giorno può diminuire le possibilità di contrarre il cancro ai polmoni del 60%. Inoltre le carote contengono  una significativa quantità di lycopene, all'incirca due carote di misura media contengono 2 mcg di lycopen - un potente antiossidante trovato in molti ortaggi e verdura di color arancione e verde scuro, che permettono di salvaguardarsi dal cancro ai polmoni.
Carote per la prevenzione del Cancro al seno
Uno degli studi mostra che le donne che consumano regolarmente carote hanno un tasso di cancro al seno minore rispetto a coloro che se ne nutrono raramente.  Le carote contengono l'acido retinoico che è un derivato della Vitamina A. Svariate ricerche dimostrano che questa sostanza dimostra una capacità fantastica nel combattere il cancro nei primi stadi della malattia. Gli studi inoltre dimostrano chel'acido retinoico può sopprimere l'accumularsi delle cellule cancerogene che vanno poi a formare i tumori. I Carotenoidi sono sostanze liposolubili e forti antiossidanti che si trovano nelle verdure dal colore arancione e verde scuro. Molte ricerche inoltre hanno confermato i benefici degli alimenti ricchi di carotenoidi, come le carote per il cancro al seno.  Un ulteriore proprietà dei carotenoidi è il combattere i radicali liberi dell'ossigeno che sono responsabili per il cancro al seno e il suo sviluppo.
I benifici delle carote nella lotta al cancro
Altri studi affermano che l'eccessivo consumo di carote in quantità estremamente elevate causa un eccesso di beta carotene che può essere una causa per il cancro. Ma questi studi non sono attualmente completamente provati e di fatto le carote contengono Falcarinol, un pesticida naturale che si trova nelle piante, che si è dimostrato in grado di abbassare radicalmente il rischio di cancro nelle persone. Il Falcarinol è un poliacetilene, antiossidante e la ricerca evidenzia la distruzioni di cellule pre-cancerogene nei tumori, prevenendo il cancro. Inoltre è dimostrato che le persone chemangiano carote possono ridurre le chance di ammalarsi di cancro del colon del 24%.

martedì 3 dicembre 2013

Frutta e verdura al posto dell’aspirina

Frutta e verdura al posto dell’aspirina? (di Gabriella Filice) Come per tutto ciò che la natura ci offre, i problemi e gli effetti collaterali riguardano il prodotto trasformato e sintetizzato dalla chimica. L'acido salicilico è il componente naturale dell’ aspirina che offre molti vantaggi cosi’ come parecchi effetti collaterali. Quello che forse non tutti sanno è che l’acido salicilico e’ estratto dalla frutta e/o verdura o ancora dalla corteccia del salice bianco. L’acido salicilico, lo possiamo ottenere mediante l’assunzione di frutta e verdura, in modo naturale, senza imbattersi in pericolosi effetti collaterali come ictus e sanguinamento gastro-intestinale . Il miracoloso acido salicilico e’ un ottimo contributo nel caso di malattie cardiache, il rischio di vari tumori del colon, del polmone e della mammella e per prevenire il morbo di Alzheimer. Non a caso, i vegetariani ed i vegani , nutrendosi di molta frutta e verdura , hanno maggiori concentrazioni di acido salicilico nel sangue e sono meno esposti a vari tipi di cancro , con una miglior funzionamento dell’apparato cardio circolatorio. Inoltre l’acido salicilico e’ un potente antinfiammatorio e antidolorifico. Per questo motivo, i cibi come frutta e verdura, mangiati crudi possono aiutare l’organismo ad avere la quantità sufficiente di acido salicilico per rimanere in buona salute. Un recente studio Scozzese ha confermato la grande quantità di salicilati per l’appunto in frutta e verdura, consigliandone vivamente l’assunzione tramite i vegetali. Ottimo rimedio quindi anche contro l’emicrania, le infiammazioni ed i piccoli dolori di ogni tipo. Gabriella Filice

lunedì 2 dicembre 2013

Metodi di cottura per preservare le proprietà degli alimenti

Quando pensiamo al metodo di cottura di determinati cibi, cerchiamo sempre di far rimanere inalterate la maggior parte dei valori nutrizionali, vitamine e minerali. Con quali metodi di cottura possiamo ottenere il meglio nella nostra alimentazione? I nutrienti si modificano con la cottura soprattutto in funzione della trans Metodi di cottura per preservare le proprietà degli alimentitemperatura, ma anche la variabile tempo assume un’importanza da non trascurare.
Con l’aumentare della temperatura i grassi fondono e diventano sempre più fluidi. Quando la temperatura raggiunge il punto di fumo, i grassi si decompongono con la formazione di sostanze tossiche quali l’acroleina. Le proteine sottoposte a temperature superiori a 55-60 gradi coagulano, cioè cambiano la loro struttura legandosi tra di loro. La coagulazione delle proteine le rende più digeribili grazie alla frammentazione delle catene proteiche che le rende maggiormente aggredibili dai succhi gastrici. La cottura provoca la distruzione di molte vitamine, soprattutto di quelle idrosolubili (e in particolare la vitamina C e quelle del gruppo B), con perdite fino al 50%. I sali minerali vengono dispersi nell’acqua di cottura, mentre nelle cotture a secco la perdita è minima. La perdita di microelementi in cottura in genere dipende in modo proporzionale dalla temperatura e dalla durata di cottura. Per scegliere la corretta temperatura di cottura bisogna conoscere le trasformazioni dei nutrienti con la temperatura. 
Prendiamo in esame i vari metodi di cottura per valutare i pro e i contro delle varie preparazioni:
Bollitura
La bollitura consiste nella cottura di un cibo in un liquido bollente. Può essere effettuata immergendo il cibo nel liquido freddo, poi portato ad ebollizione, oppure nell’immersione del cibo nel liquido già bollente.
L’immersione di un cibo nel liquido freddo, portato in seguito ad ebollizione, accentua l’effetto dell’osmosi (il passaggio dei liquidi al cibo e dei nutrienti al liquido di cottura) ed è adatta per preparare brodi, patate con la buccia, legumi secchi. Nell’immersione del cibo nel liquido bollente, in genere si cerca di far riprendere il bollore al liquido il più rapidamente possibile, quindi si prosegue abbassando la fiamma ad una intensità sufficiente per sostenere l’ebollizione. Questo tipo di cottura è adatta per la pasta, il riso e i cereali in genere, e gli ortaggi, che in questo modo minimizzano la perdita di vitamina C. Con la bollitura gli alimenti perdono parte del loro valore nutrizionale che può essere in parte recuperato riutilizzando il liquido di cottura . Infatti le modificazioni maggiori a carico della composizione in nutrienti degli alimenti è dovuta alla diffusione delle sostanze idrosolubili in acqua. Queste perdite risultano tanto più elevate quanto maggiore è la superficie dell’alimento da cuocere e la quantità di acqua utilizzata. E’ possibile ovviare a tali perdite immergendo le verdure in poca acqua e facendole cuocere per tempi relativamente brevi. Le vitamine che risentono maggiormente di questo tipo di cottura sono l’acido ascorbico, la tiamina, l’acido pantotenico, la piridossina, la niacina ed i folati. Quando aggiungiamo bicarbonato di sodio all’acqua di cottura di verdure e legumi per migliorare il colore o aumentare la tenerezza perdiamo delle vitamine sensibili agli alcali (tiamina e acido ascorbico). Tra i minerali presenti nelle verdure quello che viene perso in quantità variabile nell’acqua di cottura è il potassio . In certi casi la cottura migliora la biodisponibilità di alcuni minerali, ad esempio il ferro e lo zinco. Per quanto riguarda i cereali, la loro cottura in acqua migliora la disponibilità dell’amido all’attacco enzimatico e quindi all’assorbimento, ma determina una perdita fino al 60% delle principali vitamine (tiamina, riboflavina e niacina) e di alcuni minerali presenti come il potassio . La pasta deve essere cotta in acqua bollente per far raggiungere la temperatura all’interno del prodotto rapidamente e per provocare uno shock termico che impedisca la fuoriuscita dell’amido.
Cottura a vapore
La cottura al vapore è un sistema di cottura molto antico, utilizzato soprattutto nella cucina orientale.Attualmente la cottura al vapore si sta diffondendo sempre di più anche nei paesi occidentali, soprattutto grazie alle sue proprietà dietetiche e nutrizionali. 
La cottura al vapore è una cottura per concentrazione, perché non si verifica il fenomeno dell’osmosi tipico della cottura per immersione in un liquido. La trasmissione del calore avviene per convezione, tramite il contatto diretto tra le molecole di vapore e la superficie del cibo in cottura.
La cottura al vapore garantisce il mantenimento del colore, dell’aroma e dei principi nutritivi dell’alimento grazie alla temperatura limitata e al fatto che i liquidi presenti nell’alimento non si disperdono nel liquido di cottura.
La cottura al vapore si può effettuare con apposite pentole dotate di griglie nelle quali la cottura è piuttosto lenta.
La cottura al vapore in pentola a pressione, con l’apposita griglia da porre sul fondo della pentola, garantisce i risultati più rapidi in quanto il vapore può raggiungere i 120 gradi grazie alla pressione maggiore di quella atmosferica che si sviluppa all’interno della pentola.
Nella cottura al vapore generalmente non si utilizzano grassi aggiunti e quindi le preparazioni risultano più leggere. Qualora i cibi vengano conditi, questo avviene a crudo, dunque i grassi eventualmente presenti sono più salutari perché non vengono cotti, operazione che genera sempre composti meno digeribili e a volte tossici.
Cottura pentola a pressione
Da un punto di vista nutrizionale la cottura mediante pentola a pressione è buona cosa in quanto generalmente viene impiegata poca acqua e quindi le perdite di nutrienti idrosolubili risultano minori rispetto ad altre cotture in umido quali la bollitura. 
Quali sono le modificazioni a carico dei nutrienti? 
Secondo alcuni studi sembrerebbe che le perdite di vitamina C , tiamina e riboflavina (tra le vitamine che maggiormente risentono dei processi di cottura ) siano inferiori in questo tipo di cottura rispetto ad altre. Non bisogna comunque sottovalutare il fatto che mediante questa tecnica di cottura che impiega temperature più elevate si riducono i tempi di applicazione con minore alterazione dei composti termolabili e più veloce denaturazione delle proteine e soprattutto degli enzimi con azione negativa sui nutrienti (ad esempio enzimi ossidativi).
Cottura al forno
E’ un tipo di cottura determinato da un aumento della temperatura che comincia dalla superficie del prodotto. 
Questo tipo di trattamento determina processi di carbonizzazione superficiale con formazione di composti tossici dovuti alla decomposizione termica e degradazione di proteine, zuccheri e lipidi. Per questo motivo è utile portare la temperatura a circa 130-145°C dopo la formazione della crosta superficiale e mantenere il prodotto umido (è per questo motivo che durante la cottura si deve bagnare l’alimento con del sugo) per tutta la durata della cottura.
Cosa succede ai nutrienti durante questo tipo di cottura ?
L’aria calda raggiunge il cibo direttamente a una temperatura tale che fa subito produrre un sottile strato di crosta sulla sua superficie.Vengono in questo modo impedite significative perdite di succhi. I lipidi possono andare incontro a decomposizione termica se le temperature utilizzate sono troppo elevate. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, si assiste semplicemente ad una parziale perdita per diffusione verso l’esterno dell’alimento e ciò può essere positivo qualora sia richiesta una riduzione dell’assunzione di grassi. L’acido pantotenico e l’acido folico sono le più sensibili alla cottura . Questo tipo di cottura rispetto alla piastra e alla griglia favorisce una perdita maggiore di vitamine del gruppo B . In particolare la cottura sulla piastra produce minori perdite delle vitamine rispetto alla cottura alla griglia, in cui si usa il fuoco diretto e può quindi determinare riduzioni più consistenti dei nutrienti e formazione di composti nocivi per la salute. Il pane e gli altri prodotti da forno perdono soprattutto tiamina, nei prodotti lievitati con bicarbonato di sodio quasi tutto il contenuto di tiamina viene perso. Tra le vitamine, la riboflavina e la niacina sono le più stabili durante la cottura del pane, ed alcuni minerali quali il fosforo e lo zinco possono aumentare in quanto liberati da composti che li rendono poco assorbibili (fitati). La cottura migliora la digeribilità proteica e glucidico.
Cottura al microondeCottura alla griglia 
La trasmissione di calore nella grigliatura avviene principalmente per irraggiamento e solo parzialmente (nel punto di contatto della graticola con il cibo) per conduzione.
La cottura alla griglia è cancerogena?
La grigliatura è un metodo di cottura ad alto rischio per vari motivi.
Il più importante è sicuramente la difficoltà di controllare la temperatura di cottura: è molto facile provocare bruciature localizzate o diffuse dei cibi, con conseguente produzione di sostanze tossiche (come gli idrocarburi policiclici aromatici). Ovviamente questo fenomeno non avviene per forza, ma solamente se l’operatore non ha sufficiente esperienza, e comunque le temperature dell’alimento non si avvicinano nemmeno lontanamente ai 1000 gradi della fonte di calore (a 180 gradi un cibo è già carbonizzato), dunque non bisogna farsi spaventare dalle alte temperature della sorgente di calore, anche perché la fiamma di un normale fornello raggiunge temperature di 800 gradi.
Dunque, la grigliatura andrebbe effettuata con strumenti che consentano di controllare agevolmente il livello di cottura, e possibilmente da mani esperte che evitino di produrre zone carbonizzate.
Frittura
Nella frittura l’alimento viene immerso in una sostanza grassa posta a una temperatura di 150-190 gradi finché non è completamente cotto e l’esterno non diviene dorato.
La frittura è uno dei sistemi di cottura più complessi in quanto non è facile individuare il giusto tempo di cottura, che dipende dalla natura e dallo spessore del cibo da cuocere.
I grassi portati a temperature così elevate si degradano perdendo gran parte dei microelementi benefici per salute e con la formazione di sostanze indigeribili e tossiche.

****L’acrilamide
Una sostanza indesiderata che si forma durante il processo di cottura è l’acrilamide,fino a qualche anno fa era conosciuta solo per il suo impiego nei processi industriali come quelli della produzione di plastici, colle, carta e cosmetici. L’esposizione accidentale dei lavoratori ad alti livelli di acrilamide ha portato all’identificazione di questa sostanza come neurotossica. Questo significa che l’acrilamide ad alte dosi ha la capacità di causare un danno al tessuto nervoso. Si sa, inoltre, che negli animali, alte dose del composto, causano cancro e agiscono sulla riproduzione.
Nel 2002, ricercatori dell’Università di Stoccolma, in Svezia, fecero la sorprendente scoperta della formazione di acrilamide negli alimenti e, da allora in poi, l’acrilamide è stata trovata in una serie di alimenti trattati ad alte temperature.1 L’acrilamide si può formare negli alimenti durante i processi di cottura che arrivano a temperature di 120°C o più alte, per esempio friggendo, cuocendo al forno e arrostendo. Originariamente è stata rilevata acrilamide in patate fritte, patatine, biscotti e crackers, crostini di pane, cereali per la prima colazione, patate arrosto, prodotti di panetteria e caffè. Ulteriori indagini hanno rilevato la presenza di acrilamide nella frutta secca, nella frutta al forno, nelle olive nere e in alcune noci tostate.

Fonte”http://www.larapedia.com”